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Immagine del redattoreFederico Izzi

Intervista a Minerva Yume

Aggiornamento: 20 set 2020

Intervista Losca con Mambo Jack e DJ Tussi


Minerva, all'anagrafe Letizia Simioni, è un'artista classe '02. Inizia a scrivere brani a 13 anni influenzata dalle metriche e dagli "incastri" derivanti dal mondo dell'hip-hop italiano. La sua musica è in continua evoluzione e il suo concept prende spunto da svariati mondi: l'universo lo-fi e l'immaginario anime, uniti ad un'accezione retrò. Minerva delinea tuttavia, in questo suo mondo colorato e scandito da una dolcezza intrinseca, la presenza di intermittenze, o meglio"glitch", che si riflettono nelle sue sonorità, così come, più astrattamente, nei contrasti che si possono riscontrare tra il contenuto dei suoi testi e il loro mood. Con il singolo "Mantra", prodotto da Jack Sapienza, ha inizio la sua collaborazione con la realtà indipendente torinese RKH.

Biografia Spotify di Minerva

“Spiegare le vele o sbattere le ali? A volte le catene sono i nostri ideali ”


Trascrizione dell'intervista a Minerva Yume curata da Mambo Jack e DJ Tussi.



Ad oggi su Spotify e altre piattaforme di music sharing sono presenti due tuoi pezzi, Mantra, uscito il 3 luglio 2020 e Fuji, uscito il 28 di agosto, entrambi prodotti da Jack Sapienza, co-fondatore della casa discografica indipendente RKH Studio. Ci piacerebbe sapere come è nato questo progetto, questa collaborazione e, magari, come stai vivendo questo momento.


Ho cominciato circa un anno fa a pubblicare su Instagram cover acustiche con l'ukulele e verso marzo sono stata contattata da Roberto Chetti, il mio attuale manager all'interno di RKH, che, appunto, dopo avermi notata è rimasto particolarmente colpito. Poi verso maggio mi ha chiamata e mi ha illustrato meglio la sua idea di farmi realizzare un primo singolo prodotto da Jack Sapienza e, conoscendolo come produttore, sono stata molto entusiasta. Dunque, verso fine giugno, sono andata a Torino e abbiamo registrato finalmente questa prima traccia. Nel complesso direi che sto vivendo questo momento in un modo davvero positivo, è un bellissimo ambiente, molto stimolante ed essendo per me la prima esperienza in studio è stata una bellissima emozione.


Facendo un piccolo passo a ritroso nel tuo percorso musicale e artistico in generale, sappiamo che, prima di approdare nel mondo dell’hip-hop/rap, già scrivevi poesie e testi e che hai anche pubblicato sul tuo profilo Instagram alcune cover. Quanto ha influito, secondo te, nel tuo percorso di formazione musicale questa pregressa attività di scrittura? E pensi che la musica possa essere, per te, un veicolo valido e, magari, attualmente più fruibile, per trasmettere e condividere i tuoi pensieri e le tue riflessioni?


Penso che coltivare la mia passione per la scrittura sia stato fondamentale, difatti principalmente scrivo e poi mi preoccupo dell'aspetto melodico. Non vedo, poi, grandi differenze da quando scrivevo testi piuttosto che in questo momento, che scrivo, appunto, canzoni. Occorre semplicemente sistemare un po' la metrica per adattarla al beat. Comunque mi sono sempre concentrata di più sul testo e, in generale, la scrittura è sempre stata il mio veicolo principale per esprimermi, è il modo in cui riesco a mostrare il lato più estroverso di me stessa, anche perché in generale sono abbastanza timida...


Sia dalle copertine dei due pezzi, che dal mood, dall’atmosfera che si percepisce ascoltandoli, si nota un chiaro rimando ad influenze derivate dalla cultura orientale, in particolare da quella giapponese e dalla musica lo-fi. Questa combinazione (a mio parere davvero ben riuscita) ha un significato particolare per te?


Diciamo che sono sempre stata appassionata di cultura giapponese sotto ogni aspetto. La mia passione è partita da piccola, soprattutto quando mi sono avvicinata al mondo degli anime dello Studio Ghibli e penso che siano molto legati all'ambiente lo-fi; difatti se cerchiamo, ad esempio su YouTube, i mix lo-fi sono generalmente accompagnati da questo ambiente molto "chill". La mia passione, poi, si è evoluta nel tempo, mi interesso molto, infatti, di moda giapponese e di folklore e sto cercando di far emergere sempre di più questo interesse nei miei testi e, in generale, di fornire un'estetica che non sia totalmente fantasy, ma comunque fiabesca. Poi sono appassionata di arte e, più che appassionata del Giappone di per sé, questo l'ho detto anche a Boh Magazine che ha scritto una scheda artista su di me, mi interessa particolarmente il Giapponismo, ovvero tutto ciò che è contaminazione tra arte orientale e arte occidentale.


Ci vuoi raccontare qualcosa a proposito della scelta del tuo nome d’arte, Minerva?


Allora, io sono appassionata di cultura orientale, ma allo stesso tempo ho una grande passione per tutto ciò che riguarda la classicità e la mitologia. Per quanto riguarda la scelta del nome, mentre Atena è una figura un po' più "dura", Minerva è il suo corrispettivo più femminile. Difatti penso di essere una ragazza molto femminile o, perlomeno, in generale punto molto su questo aspetto, anche se ciò non significa che io debba valere di meno o comunque che io debba essere meno inserita in una scena in cui tutti fanno sentire la propria voce. Poi, Minerva è il nome che uso come nome d'arte come cantante, però il nome completo del mio personaggio è Minerva Yume , che è anche il mio nome Instagram, ed è un'ambivalenza, come dicevo prima, ovvero la contaminazione tra l'italianità e la passione per l'oriente.


Ascoltando soprattutto il primo singolo, Mantra, ho notato una grande capacità di modulare la voce sul beat, quasi come fosse uno strumento musicale facente parte della base stessa… non so se mi spiego; l’ho percepita quasi come un tutt’uno, come se la voce, in alcuni punti, si fondesse perfettamente (e piacevolmente) con il beat. Questa caratteristica mi ha ricordato un po’ tha Supreme e il suo caratteristico modo di cantare sulla base. Al di là di questa mia riflessione, ci sono artisti ai quali, magari, ti ispiri maggiormente o che, comunque, hanno influenzato il tuo percorso musicale e il tuo particolare stile di fare musica? E poi, in generale, che musica ascolti di più in questo momento?


Io vengo, comunque, dalla scena hip-hop e ho cominciato ad appassionarmi alla musica italiana verso i 12/13 anni ascoltando MadMan e, in generale musica rap. Per quanto riguarda tha Supreme sicuramente lo inserirei tra le mie principali ispirazioni e, tra l'altro, moltissimi mi hanno detto che si sente che sono appassionata ed effettivamente lo trovo uno dei più bravi in Italia. Oltre a tha Supreme e alla scena rap/trap ho altre fonti di ispirazione tra cui Melanie Martinez, principalmente per il suo concetto di estetica e per la passione per il Giappone e, poi, Lana del Rey. Comunque diciamo che, in generale, ascolto un po' di tutto e sono anche molto appassionata di musica sperimentale, difatti, in questo momento, ascolto particolarmente Irbis e devo dire che mi piace molto.


Ritornando brevemente su Mantra, c’è una curiosità che ci è venuta in mente: che cosa rappresenta per te il “mantra” che rifuggi nel testo del brano?


Mantra è un brano particolare che nasce da una mia riflessione nata dopo un litigio con una persona ed, essenzialmente, parla del non dover ascoltare gli altri quando cercano di cambiarci o quando ci dicono che ciò che facciamo è necessariamente sbagliato anche se, magari, si tratta di un aspetto di noi stessi che non possiamo cambiare. Dunque direi che il "mantra" è questo: un continuo essere soggetti ai pregiudizi altrui. La prima strofa, infatti, penso sia molto chiara in questo senso:"suona tutto sbagliato, ma è quello che mi piace". E' una sorta di sfogo.


Come abbiamo già detto in precedenza, in questo momento stai lavorando con Jack Sapienza. Sia io che Giacomo già conoscevamo Jack, principalmente, però, per la sua attività di podcaster assieme a Lo Smilzo. Ora che mi sono interessato anche alla sua attività di beatmaker devo dire che il modo in cui lavora e l’atmosfera che i suoi beat creano mi piacciono moltissimo. Ci vuoi magari raccontare, se ti va, la tua impressione a riguardo? Com’è lavorare con un producer del calibro di Jack Sapienza?


Trovo che lavorare con Jack sia incredibilmente stimolante e, come mi ha detto anche lui stesso, tra di noi c'è una particolare sinergia, un flusso di idee continuo: io fornisco uno stimolo e lui risponde con un altro. Sotto questo punto di vista mi ha aiutata molto ad inquadrare ancora di più il mio mondo: dove, magari, io vedo sonorità più legate al mondo giapponese o, comunque, più da anime, lui, studiando anche all'università storia del cinema, riesce a cogliere altre sfumature.


La tua scrittura è molto particolare; ci puoi raccontare come avviene la stesura del testo di un tuo pezzo?


Io mi appunto letteralmente qualsiasi cosa... ho liste lunghissime di parole e frasi sulle note del telefono. Quando, poi, ho un pensiero da trasmettere ( ho provato varie volte a scrivere senza avere un fine e non funziona...) torno alla mia lista e cerco di capire come inserire le parole che mi ero appuntata che penso si addicano a ciò che voglio scrivere.


Come abbiamo notato dal testo e dalla descrizione che lo accompagna, Fuji può, in parte, essere considerata una sorta di denuncia nei confronti di chi attribuisce alle nuove generazioni la causa della perdita dei valori. Partendo da questo, ci ha incuriosito particolarmente la frase del brano: “a volte le catene sono i nostri ideali”. Unita all’ultima frase della descrizione da cui abbiamo tratto la riflessione, “forse non sempre i nostri ideali sono giusti” può sembrare una “contro denuncia” nei confronti, appunto delle nuove generazioni. Ci piacerebbe, in breve, approfondire questa riflessione con te, magari sapendo come hai sviluppato l’idea per la realizzazione di Fuji.


Diciamo che ho cercato di non sbilanciarmi troppo finora nel parlare di Fuji quindi continuerò su questa via, perché è un pezzo che ho scritto non parlando di me, ma di una mia amica che ha alle spalle una storia piuttosto difficile. Non volevo dire nel dettaglio che cosa riguarda anche perché penso toglierebbe un po' la magia della canzone e del suo testo. Quello che vorrei dire è che la mia denuncia agli ideali è da un lato rivolta a noi e da un lato alle generazioni che sono venute prima della nostra; ciò di cui parlo è un problema che, secondo me, viene spesso accantonato e, da un lato, credo che il problema sia che spesso si preferisce etichettare le storie degli altri senza rendersi conto di quanto dolore possa esserci alle spalle. In particolare nella frase "spiegare le vele o sbattere le ali? A volte le catene sono i nostri ideali" parlo del dubbio che penso alla fine ogni persona, soprattutto alla nostra età, si ponga, ovvero: è meglio partire da un porto sicuro oppure buttarsi nella vita? A volte, infatti, possiamo essere condizionati dal nostro vissuto e, parlo per mia esperienza personale, nel corso della mia vita ho sempre cercato di buttarmi piuttosto che ragionare sulle cose. Spesso è un approccio sbagliato, mentre altre volte ripaga molto. Quindi è questo ciò che mi chiedevo: fino a che punto ci si può spingere nel seguire le proprie idee o il proprio istinto?


Adesso, ovviamente, non potrai fare spoiler eccessivi, ma, in due parole, cosa ci dobbiamo aspettare da Minerva in futuro?


Effettivamente non posso dire molto, ma posso anticiparvi che c'è un nuovo pezzo già pronto che non uscirà tra molto tempo e che sicuramente ci sarà un'evoluzione del suono. Quello a cui stiamo lavorando io e Jack è davvero incredibile... non voglio dirlo enfatizzando la cosa, ma, dal punto di vista musicale è qualcosa di mai sentito. Credo, infatti, che serva un'evoluzione musicale in Italia; finora la situazione mi è sembrata un po' ferma, quindi non dico di voler rivoluzionare, però spero di portare qualcosa di davvero diverso!




Radio Losca - tratto da: Intervista a Minerva, presente su Spotify e molte altre piattaforme di podcast sharing. Tutti i diritti riservati ©








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